Giovani e solitudine digitale: l’illusione dei social e il bisogno
di relazioni autentiche
L’iperconnessione sta isolando i giovani, favorendo fenomeni come l’Hikikomori, in crescita a Roma. La Chiesa, con il valore della comunità e dell’incontro, offre una risposta concreta a questa emergenza sociale.

di Francesca Antonucci
In un’epoca in cui la tecnologia permette a tutti di essere costantemente connessi, sempre più giovani si sentono soli. La sostituzione delle interazioni reali con quelle virtuali sta creando una generazione iperconnessa ma isolata, con gravi conseguenze sul benessere psicologico e sociale. Il fenomeno Hikikomori, ovvero l’auto-reclusione volontaria colpisce soprattutto adolescenti e giovani adulti è in crescita esponenziale, Roma ne è un esempio preoccupante. Tuttavia, in questo scenario di alienazione, la fede può offrire una risposta concreta, restituendo ai giovani il senso di appartenenza, solidarietà e incontro autentico con l’altro. I social network sono ormai uno strumento di comunicazione imprescindibile per le nuove generazioni, ma il loro utilizzo intensivo sta alterando profondamente il modo in cui i ragazzi vivono le relazioni.
Secondo alcune ricerche, il 15% degli adolescenti con oltre 1.000 amici sui social incontra fisicamente tra 10 e 50 persone nella realtà, dimostrando quanto le connessioni virtuali abbiano sostituito quelle reali. Il problema non si limita alla semplice preferenza per il digitale, ma si estende a un vero e proprio isolamento sociale, che in alcuni casi estremi sfocia nel fenomeno Hikikomori, ossia il ritiro dalla vita sociale per mesi o anni.
A Roma, questa tendenza sta diventando sempre più evidente: negli ultimi anni il numero di giovani Hikikomori è triplicato, passando da circa 200 a oltre 700 all’anno, con un picco significativo dopo la pandemia. Le cause sono molteplici: ansia sociale, paura del giudizio, dipendenza dai social e dai videogiochi, oltre alla difficoltà di adattarsi a un mondo che sembra sempre più competitivo e alienante. Di fronte a questa crisi sociale e psicologica, la Chiesa ha sempre promosso la solidarietà, l’accoglienza e il valore dell’incontro, elementi essenziali per contrastare l’isolamento e la solitudine. Inoltre, la fede può restituire speranza che spesso manca in un mondo sempre più frammentato e virtuale. Affrontare il problema dell’isolamento sociale tra i giovani richiede un impegno collettivo che coinvolga famiglie, scuole e istituzioni.
È fondamentale promuovere un uso più consapevole della tecnologia, incentivare attività che favoriscano le relazioni reali e offrire spazi di incontro in cui i ragazzi possano sentirsi accolti e valorizzati. Solo attraverso il dialogo, l’educazione e il sostegno reciproco è possibile restituire ai giovani il desiderio di vivere esperienze autentiche e significative, riscoprendo il valore delle relazioni umane.