Gita a Napoli
La religiosità della sua gente si percepisce nelle sue numerose e bellissime chiese: Santa Chiara, la chiesa del Gesù Nuovo, che custodisce il corpo di Giuseppe Moscati, la Cattedrale di Santa Maria Assunta, che per tutti è il Duomo di San Gennaro, dove è conservata l’ampolla miracolosa che contiene il sangue del Santo
di Rosella Tirelli
Oggi, 11 Settembre, si parte per Napoli; la gita, organizzata dalla nostra parrocchia, si annuncia piacevole fin dal primo mattino. La giornata sarà soleggiata e non si prevedono temperature troppo alte e questo ci riempie di sana gratitudine. L’appuntamento è per le 6,45 ( l’alba per la sottoscritta: Mostacciano infatti è deserta, se non fosse per qualche sporadico cane che porta a spasso il suo padrone!) 7.00 in punto si parte, o, almeno si dovrebbe, ma come in tutte le gite che si conviene, c’è sempre qualche ritardatario, e anche oggi non manca. Eccoci tutti a bordo, 38 per la precisione, si parte. C’è chi dorme per recuperare, chi parla col vicino, chi vorrebbe già essere in loco. Don Fernando ci invita ad un momento di preghiera: sempre meglio affidarsi al Signore, non si sa mai! Arriviamo con un leggero ritardo e già dall’entrata in città ci rendiamo conto della sua caoticità… tutta partenopea. Subito ci accoglie la spumeggiante guida e vediamo che davanti a noi stanno caricando un auto col carroattrezzi… "Ma dai, era parcheggiata proprio sulle strisce: che sbadato il suo proprietario!!” insomma, che dire, siamo davvero a Napoli, ed è solo l’inizio della nostra visita. Ci contiamo, 38, non manca nessuno, possiamo andare. Teresa la guida ci fa strada sventolando la sua bandierina alquanto ‘sgarrupata’ ma comunque non la possiamo certo perdere, la sua voce e il suo deciso accento ci accompagnerà per tutto il giorno, e sarà veramente piacevole.
Siamo nel quartiere Spaccanapoli, con le sue chiese, le sue strette e buie viuzze, i suoi marciapiedi, dove ognuno cerca riparo per non essere investito da auto e motorini, i negozi, singolari e decisamente bizzarri, con corni ed amuleti che fanno capolino ovunque nelle vetrine. Veniamo anche rincorsi da qualche ambulante che vorrebbe appiopparcene, ma senza successo. Il gruppo, attento e composto, si snoda con qualche partecipante che fatica a tenere il passo, ma, del resto, l’età media, supera abbondantemente gli anta. Allora perché non ristorarci ai banchetti che qua e là richiamano i passanti con le succose e colorate ‘Premute a cosce aperte’, e così ci dissetiamo ognuno col suo gusto preferito, assieme alla frizzante guida, che nel frattempo non esita ad inveire, nel suo colorato napoletano, contro un giovane che è salito spavaldo, sulla piazza col motorino e si fa largo in mezzo al gruppo: ‘ Che peste lo colga…’ Del resto l’impunità nel traffico fa parte della città: strade pedonali percorse da auto che sfiorano i passanti, moto senza targa o con targa polacca (?), il casco portato tranquillamente a mo’ di borsetta. Anche questa è Napoli: tutto concorre a creare un’atmosfera da teatro di strada: se alzi lo sguardo vedi i panni stesi, i murales più singolari, gli altarini che celebrano Maradona, camminando passo passo si incontrano personaggi che sembrano uscire dalle commedie di Edoardo.
La religiosità della sua gente si percepisce nelle sue numerose e bellissime chiese: Santa Chiara, la chiesa del Gesù Nuovo, che custodisce il corpo di Giuseppe Moscati, la Cattedrale di Santa Maria Assunta, che per tutti è il Duomo di San Gennaro, dove è conservata l’ampolla miracolosa che contiene il sangue del Santo. Ognuna con la sua singolare atmosfera ti conduce per mano in un mondo di rara sacralità. Dove invece si respirano aromi più propriamente corporali, sono gli innumerevoli banchetti, ristoranti , pizzerie, che offrono pesce, sfogliatelle, babà, e ogni sorta di cibo dolce e salato dalle fragranze che ubriacano e a cui non si può resistere. E così non è potuta mancare la sosta ‘pizza’ in un famoso locale innaffiata da boccali di birra e vino. Il programma della giornata prevedeva anche un momento di preghiera con la Santa Messa celebrata da Don Fernando nella chiesa di San Lorenzo, vicino alla famosa via di San Gregorio Armeno.