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Verso il Giubileo come
“pellegrini 
di speranza”

Celebriamo insieme la vita e ringraziamo Dio del dono di essere amati e cercati ogni giorno da lui e intraprendiamo insieme a tutta la Chiesa quel cammino di riflessione e di preghiera che ci porterà a riconoscere Cristo nella nostra quotidianità

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di Maria Angela Giorgi Cittadini

È vicino il Giubileo della speranza che ha per motto “Pellegrini di speranza”:

“Spes non confundit” (la speranza non delude): è l’inizio della Bolla con cui Papa Francesco ha indetto l’Anno Santo del 2025 e queste parole, riprese da San Paolo (Rom. 5,5), ci accompagneranno in questo anno speciale e il tema della speranza costituirà così un orizzonte e un cammino per ciascun pellegrino non solo verso Roma, ma soprattutto verso il Regno di Dio.

Il Giubileo cristiano ha radici nell’Antico Testamento, il nome infatti deriva dalla parola Yobel che nel libro del Levitico descrive, ogni 50 anni, un anno di liberazione: liberazione degli schiavi, remissione dei debiti ed anche riposo della terra.

Nella Chiesa cattolica nel 1300, in un momento in cui Roma era già meta importante di pellegrinaggi, Papa Bonifacio VIII indice il primo giubileo che si configura come “una solenne indulgenza plenaria concessa dal romano Pontefice per la remissione dei peccati”. Nella tradizione cattolica, assume un significato più spirituale e rappresenta, non solo la volontà di una conversione nella fede a Dio, ma anche di una riconciliazione con gli uomini e di una testimonianza di solidarietà, costituendo così un impegno verso Dio e verso il prossimo.

Questo del 2025 è il 25º Giubileo universale ordinario e in un momento di difficoltà, di angosce e di guerre che sembrano rallentare il nostro cammino di fede, è chiara l’intenzione di Papa Francesco perché una rinnovata speranza conduca a rafforzare la fede e aiuti a “riconoscere Cristo risorto in mezzo alle nostre vite”.

Il Pontefice ci dice che sperare è un dono che Dio ci fa ogni giorno e che ci aiuta a vivere, a guardare avanti, a credere che il domani può essere migliore e l’invito del Papa ci viene rivolto affinché possiamo riscoprire oggi, “nei segni dei tempi” la speranza per realizzare la pace e per sostenere e incoraggiare una visione della vita animata da un nuovo slancio, per favorire un’apertura alla vita come riconoscimento del progetto del Creatore per ciascuno di noi .

La Speranza così, come attesa fiduciosa di un bene, non è disgiunta dalla Carità, perché conduce tutti insieme a recuperare il senso della fraternità e della solidarietà per l’affermazione di un mondo di giustizia e di amore.

Papa Francesco sotto la spinta e la forza della virtù della speranza e alla luce della fede “ci incoraggia anche a “costruire azioni”, che in concreto significa “individuare ciò che manca nella vita di chi ci circonda”, ci invita cioè a guardare coloro che vivono esposti all’esclusione, che sono nella povertà estrema, nella solitudine e nel dolore.

Contro l’indifferenza del mondo, come testimoni e “pellegrini di speranza” questo Giubileo sollecita perciò a tradurre la fede in servizio e amore per i bisognosi e a condividere la luce della fede e la forza della speranza con i poveri, i migranti, i malati, con le vittime dello scarto, con tutti coloro che sono nella sfiducia, nella disperazione e nell’incertezza.

Aiutiamoci quindi vicendevolmente e come “pellegrini della speranza” celebriamo insieme la vita e ringraziamo Dio del dono di essere amati e cercati ogni giorno da lui e intraprendiamo insieme a tutta la Chiesa quel cammino di riflessione e di preghiera che ci porterà a riconoscere Cristo nella nostra quotidianità ripetendo le parole del Salmo 27, e riportate nella Bolla papale, “Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore”.

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