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Famiglia: una missione (im)possibile?

Nel contesto del Giubileo delle famiglie e a 50 anni dalla riforma del diritto di famiglia, una riflessione sulla missione della famiglia oggi, tra sfide educative, crisi relazionali e incertezze sociali, alla luce delle parole di Papa Leone XIV e del Vangelo

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di Maria Angela Giorgi Cittadini

La celebrazione del Giubileo delle famiglie, dei bambini e dei nonni, svoltasi domenica 1° giugno, e le parole di Papa Leone XIV, che hanno richiamato “quell’unione universale” come “segno di pace e di futuro dei popoli, perché sono proprio le famiglie che generano il futuro”, insieme al cinquantesimo anniversario del Nuovo Diritto di Famiglia del 1975 - una riforma decisiva che ha sancito l’uguaglianza dei coniugi nella gestione della vita familiare - suggeriscono una riflessione e un appello: riscoprire l’identità della famiglia. In un tempo di grandi mutamenti, la ricerca del significato dell’essere famiglia si presenta come una vera sfida. Una “mission impossible”?

A prima vista, sembra proprio così. Le problematiche che la investono delineano un quadro complesso, anche se - sottolineano i sociologi - nel contesto italiano la famiglia continua a reggere, grazie a risorse interne che le permettono di resistere. Ma la società, segnata da incertezze e paure, ha urgente bisogno di sapere che cosa sia davvero la famiglia oggi, quale posto occupi, quale ruolo svolga, quali valori e quali esperienze possa trasmettere. La sua collocazione sociale e culturale è una sfida cruciale del nostro tempo.

Parlare oggi di famiglia significa entrare in una realtà affascinante e al tempo stesso difficile da sintetizzare. È un tema tanto discusso quanto soggetto a nuove e inaspettate angolature. La famiglia, oggi messa alla prova da pressioni culturali e ideologiche, chiede attenzione, coraggio nelle parole, scelte coerenti e testimonianze credibili.

Da Cicerone, che la definì “principium urbis”, fino alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, la famiglia è riconosciuta come l’elemento naturale e fondamentale della società. Anche la Costituzione italiana ne valorizza la centralità (artt. 2, 29, 30, 31). È il luogo dei rapporti primari, in cui si riflettono tutte le dimensioni della vita: culturale, etica, affettiva, economica, politica. La crisi della famiglia è sempre anche crisi dell’uomo e della società.

Negli ultimi decenni si sono acuiti segnali di precarietà: incertezza lavorativa, economica e abitativa, difficoltà nella conciliazione tra lavoro e vita familiare, fragilità relazionali. Sempre più spesso le relazioni mancano di stabilità e di durata, con un aumento delle separazioni e dei divorzi che tocca sia i credenti sia i non credenti.

Anche i modelli educativi sono in crisi. L’autorevolezza dei genitori (che non è autoritarismo) si è indebolita, come pure il ruolo della scuola e delle agenzie educative. I genitori, assorbiti da lavoro e impegni, faticano a essere “pilastri” saldi. Eppure genitori non si nasce: oggi più che mai è necessario imparare, chiedere sostegno, esercitare con responsabilità la grande missione educativa.

Grava su tutto questo anche la concorrenza dei media e dei social network, che impongono modelli discutibili. L’“oggetto fatato” — lo smartphone — occupa ogni spazio, crea dipendenze digitali e porta bambini e adolescenti verso l’isolamento. Il mondo virtuale prende il posto del mondo reale, generando effetti profondi e spesso dolorosi.

Lo sguardo sulla famiglia di oggi rivela anche un crescente numero di anziani in difficoltà, bisognosi di assistenza e vicinanza. A tutto ciò si aggiunge il peso del cambiamento demografico: il declino della natalità e l’invecchiamento della popolazione coinvolgono tutti, ma colpiscono in particolare i giovani e le donne.

Crescono anche nuove forme di convivenza: molti giovani scelgono relazioni affettive non istituzionalizzate, vissute con provvisorietà. Alcuni giungono al matrimonio, ma molti preferiscono condividere la vita senza cercare un riconoscimento pubblico. Questo atteggiamento spesso nasconde timori legati alle ricadute giuridiche ed economiche, ma più in profondità rivela una mancanza di fiducia nel futuro e nella responsabilità. Eppure Papa Leone XIV, nell’omelia per il Giubileo delle famiglie, ha affermato con cuore pieno di riconoscenza e speranza: “Il matrimonio non è un ideale, ma il canone del vero amore tra l’uomo e la donna: un amore totale, fedele, fecondo”.

La crisi spirituale e religiosa incide negativamente sulle relazioni, in particolare sul legame uomo-donna, sulla trasmissione della fede, sul senso di fraternità e gratuità. Anche la famiglia cristiana, talvolta, si è lasciata influenzare dalla mentalità del mondo, senza discernere con attenzione i valori da custodire.

Per noi cristiani, la famiglia — come scrisse san Paolo VI — è “una Chiesa domestica, una piccola Chiesa in cui si realizza una vera esperienza di fede, di carità, di perdono e di speranza”. Papa Leone XIV ci ha ricordato che “in famiglia la fede si trasmette insieme alla vita, di generazione in generazione, e viene condivisa con il cibo della tavola e gli affetti del cuore”.

Se questo è il nostro orizzonte, la famiglia non è un’utopia, ma una realtà viva e possibile. Vivere da cristiani in famiglia è la grande sfida del futuro: come padri e madri, senza cedere alla rinuncia, possiamo aiutare i giovani a riscoprirne il valore, la bellezza, la grandezza. Una sfida che si può e si deve vincere.

E così, anche in un tempo di confusione e smarrimento, possiamo ripetere con le parole di san Paolo:

“Siamo tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati” (2Cor 4,8).

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