
Il primo miracolo degli apostoli: la Chiesa come luogo di guarigione e testimonianza
Nel secondo incontro degli esercizi di Quaresima (11 marzo), Laura Paladino approfondisce il primo miracolo degli apostoli: la guarigione dello storpio. Un segno della potenza di Cristo e della missione della Chiesa, chiamata a essere luogo di guarigione, testimonianza e speranza per il mondo.
Nel secondo incontro degli esercizi spirituali di Quaresima, la storica e biblista Laura Paladino ha guidato la comunità nella riflessione sul primo miracolo degli apostoli narrato negli Atti degli Apostoli. Dopo l’ascensione di Gesù e la Pentecoste, la comunità cristiana muove i primi passi nel mondo, testimoniando la salvezza portata da Cristo.
Gli apostoli Pietro e Giovanni, recandosi al Tempio per la preghiera dell’ora nona, incontrano uno storpio dalla nascita, che ogni giorno viene portato alla Porta Bella per chiedere l’elemosina. L’incontro tra quest’uomo e la Chiesa nascente diventa il segno della potenza della fede: non un’elemosina, ma una vita nuova.
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Il primo miracolo della Chiesa nascente
“Dopo la Pentecoste si apre un nuovo tempo nella storia della salvezza: il tempo della Chiesa. Gli Atti degli Apostoli raccontano come la prima comunità, investita dello Spirito Santo, viva nella preghiera e nella comunione, manifestando la salvezza attraverso segni concreti” ha spiegato Paladino.
Il primo di questi segni è la guarigione dello storpio, narrata nel capitolo 3. Pietro e Giovanni salgono al Tempio per la preghiera delle tre del pomeriggio, l’ora in cui Gesù è morto in croce. “L’ora della croce diventa l’ora della salvezza” ha sottolineato la biblista: “Non è un caso che Pietro e Giovanni preghino proprio in quel momento. La Chiesa si radica nel mistero pasquale di Cristo, il cui sacrificio rinnova la faccia della terra”.
All’ingresso del Tempio, lo storpio chiede l’elemosina. Pietro allora lo guarda e gli dice: “Non ho né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, alzati e cammina!”.
E il miracolo accade. L’uomo si rialza in piedi, cammina, salta e loda Dio.
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Il potere della fede: “Nel nome di Gesù”
“Pietro non dà a quest’uomo quello che chiede, ma quello di cui ha davvero bisogno” ha spiegato Paladino: “Lo storpio cercava denaro, ma la Chiesa gli offre la vera ricchezza: la guarigione, segno della salvezza. È un’immagine potente per noi oggi: il cristiano non è chiamato solo a rispondere alle necessità materiali, ma a portare Cristo, che guarisce l’uomo in profondità”.
Il gesto di Pietro manifesta il potere della Chiesa: “Lo prese per la mano destra e lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le sue caviglie si rinvigorirono e, balzato in piedi, si mise a camminare”.
“Questa immediatezza della grazia ci dice che la Chiesa, nella sua missione, è chiamata a sciogliere e legare, a liberare dal male e a portare la vita nuova” ha aggiunto la biblista: “Ogni sacramento che riceviamo è un segno della potenza di Dio, che risana e rinnova”.
Il gesto di Pietro si ricollega al potere di sciogliere e legare che Cristo ha affidato alla sua Chiesa. “Ogni sacramento è un vincolo d’amore: il battesimo, il matrimonio, il ministero sacerdotale. Una volta dato, non viene revocato. Perché Dio è fedele. Anche se l’uomo può essere infedele, il dono di Dio resta per sempre”.

Il secondo sommario: la forza della comunione e della testimonianza
Negli Atti degli Apostoli, dopo ogni evento significativo, si trova un sommario che descrive la vita della comunità. Dopo la Pentecoste, il primo sommario evidenziava i quattro pilastri della Chiesa: preghiera, comunione, eucaristia e magistero. Dopo la guarigione dello storpio, il secondo sommario aggiunge un nuovo elemento:
“La moltitudine di quelli che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma tutto fra loro era comune”.
“Si riprende il tema dell’unità della Chiesa, che è fondamentale” ha spiegato Paladino: “La Chiesa non è una somma di individui, ma un solo corpo, unito nella fede e nella carità”.
Inoltre, emerge un nuovo pilastro: la testimonianza. “Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù”.
“Il quinto pilastro della comunità cristiana è il martirio” ha affermato Paladino: “Non solo il martirio di sangue, ma anche quello della perseveranza quotidiana nella fede, della fedeltà a Cristo anche nelle difficoltà”.
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La speranza che trasforma la vita
Per spiegare cosa significhi perseverare nella fede, la biblista ha richiamato la figura di Maria Maddalena, simbolo della perseveranza:
“Maria Maddalena rimane sotto la croce, è la prima ad andare al sepolcro la mattina di Pasqua, è lei che incontra Gesù risorto. Il suo nome, Magdalena, probabilmente non significa ‘di Magdala’, ma deriva dalla radice ebraica magd, che significa ‘torre’. Maria è la torre della fede, colei che non si arrende, che sa attendere il Signore”.
Questa fortezza della fede è anche la certezza della speranza cristiana:
“Io lo vedrò con questi occhi” (Gb 19,27).
“La speranza non è un desiderio vago” ha concluso Paladino, “ma una certezza assoluta: Dio mantiene le sue promesse. Anche nelle prove, anche nelle fatiche quotidiane, la fede è il nostro martirio silenzioso, la nostra testimonianza d’amore per Cristo”.
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Verso la prossima riflessione
Con questa meditazione, il secondo incontro degli esercizi spirituali ha approfondito il tema della guarigione e della testimonianza. La speranza cristiana si manifesta nella certezza che l’incontro con Cristo trasforma la vita, rende il credente testimone del Vangelo e rafforza l’unità della Chiesa.