top of page

Stefano, il battesimo e la missione:
la Chiesa che accompagna e annuncia

Nel quarto incontro degli esercizi spirituali quaresimali (13 marzo), Laura Paladino ha riflettuto sul martirio di Stefano, sulla conversione di Saulo e sul battesimo dell’eunuco etiope, mostrando come la Chiesa sia chiamata ad accompagnare ogni uomo all’incontro con Cristo.

La quarta giornata degli esercizi spirituali quaresimali alla parrocchia Santa Maria del Carmelo si è aperta con la riflessione sul martirio di Stefano e sul perdono come elemento essenziale della vita cristiana. Laura Paladino ha proseguito il cammino negli Atti degli Apostoli, affrontando il tema della missione, delle vocazioni battesimali e della centralità dell’incontro con Cristo nella vita di fede.

“Stefano muore come Gesù, con le stesse accuse, con la stessa certezza della verità e della risurrezione”, ha spiegato Paladino. Il suo martirio è una testimonianza della risurrezione di Cristo e, come Gesù, prima di morire prega dicendo: “Signore, accogli il mio spirito” e “non imputare a loro questo peccato”.

Il cuore della testimonianza cristiana è il perdono. “Non c’è amore senza perdono”, ha affermato Paladino: “Il cristiano è un salvato, è uno rimesso in piedi dal perdono amante di Dio, che cambia la storia e che non imputa il peccato. Però siamo invitati a dare misericordia”. Il perdono non significa negare l’errore, ma “non ridurre le persone ai loro errori”, dando loro la possibilità di ripartire.

 

La figura di Saulo: la fede senza l’incontro con Cristo

Dopo il martirio di Stefano, negli Atti degli Apostoli compare la figura di Saulo. “Saulo è un giovane, ai piedi del quale vengono stesi i mantelli durante la lapidazione di Stefano” e che “approvava la sua morte”. Inizia così il suo cammino come persecutore della fede cristiana: “Saulo perseguita perché è convinto che quella fede sia in errore. Perseguita per zelo nella fede dei padri”.

Tuttavia, il problema di Saulo non è la mancanza di fede, ma “che non ha ancora incontrato Gesù”. Paladino ha sottolineato come questo sia un rischio per ogni credente: “Noi possiamo avere fede, sapere tutto, rispettare tutte le regole, ma mancare di carità. E possiamo, alla fine, non aver incontrato Gesù”.

Il cristianesimo, ha spiegato, non è solo un insieme di regole o una tradizione, ma “l’incontro con una persona viva, con Gesù risorto. Questo è ciò che cambia la vita”.

 

Tre battesimi, tre chiamate

Dopo la morte di Stefano, la comunità cristiana si disperde e inizia la missione. “Quelli che si dispersero dopo la morte di Stefano andarono di luogo in luogo annunciando la parola. Dalla morte di Stefano la comunità si muove, la missione comincia”.

Negli Atti degli Apostoli si susseguono tre battesimi emblematici, che rappresentano l’universalità della chiamata alla fede:

- L’eunuco etiope, battezzato da Filippo lungo la strada per Gaza.

- Saulo, battezzato a Damasco da Anania.

- Il centurione Cornelio e la sua famiglia, battezzati da Pietro.

 

“Questi tre battesimi sono simbolici perché rappresentano tre tipologie di persone che entrano nella Chiesa”, ha spiegato Paladino. “Saulo rappresenta l’ebreo osservante che trova il compimento della rivelazione in Cristo. Cornelio e la sua famiglia sono i pagani che vengono dalla tradizione greco-romana. L’eunuco etiope è il primo a essere battezzato: un uomo con un ostacolo apparentemente insormontabile, che però in Cristo trova piena accoglienza”.

WhatsApp Image 2025-03-13 at 19.17.32 (1).jpeg
Filippo e l’evangelizzazione dell’eunuco etiope

Un episodio particolarmente significativo è quello dell’incontro tra Filippo e l’eunuco etiope. “Il Signore manda Filippo su una strada deserta, a un’ora insolita. Perché? Per uno solo. Il Signore vuole salvare proprio quell’uno. Non c’è niente di sprecato”.

L’evangelizzazione avviene attraverso l’accompagnamento: “Filippo non arriva con una lezione di teologia, ma condivide il cammino. Non apre la bocca per difendersi, ma per annunciare Gesù”.

L’eunuco sta leggendo Isaia e chiede: “Come potrei capire, se nessuno mi guida?”. Filippo diventa la sua guida. “La missione della Chiesa è questa: accompagnare le persone all’incontro con Cristo. La pastorale non è solo dei sacerdoti e dei vescovi, è di ogni cristiano. E ciascuno di noi, nella propria vita, può essere il Filippo per qualcuno”.

Quando giungono a un luogo dove c’è acqua, l’eunuco chiede: “Cosa impedisce che io sia battezzato?”. Paladino ha sottolineato che “non ha solo ascoltato, ha capito, ha desiderato, ha chiesto il battesimo. La parola dell’apostolo suscita la vita”.

Dopo il battesimo, Filippo scompare e l’eunuco “pieno di gioia, proseguì per la sua strada”. “L’evangelizzazione non trattiene, ma accompagna alla libertà. Le guide spirituali non devono accompagnarci per sempre, ma fino a quando la missione è compiuta”, ha concluso Paladino.

 

La chiamata di Saulo: dalla conoscenza alla pienezza dello Spirito

Un altro grande battesimo è quello di Saulo. “Saulo riceve il battesimo non da un grande apostolo, ma da un discepolo poco noto, Anania”, ha spiegato Paladino, sottolineando che “la grazia di Cristo opera attraverso chiunque Egli scelga”.

“Saulo ha la conoscenza, ma gli manca lo Spirito”, ha proseguito. “Possiamo sapere molte cose, ma è lo Spirito Santo che dà la vera sapienza. La Sapienza non si studia: è un dono dall’alto”.

Dopo la sua conversione, Paolo compie un gesto significativo: “Si recò a Gerusalemme perché voleva incontrare Pietro”.

 

Con Pietro, nella barca di Cristo

Infine, la riflessione si è conclusa con un richiamo alla centralità di Pietro nella Chiesa. “Paolo, il grande sapiente, va a Gerusalemme per incontrare Pietro, perché Pietro è l’amato di Gesù”.

Paladino ha ribadito l’importanza di rimanere uniti alla Chiesa: “Sempre dietro Pietro. Perché Pietro ha le chiavi, Pietro ha la barca. La barca di Cristo è con Pietro e sotto Pietro. Non c’è un’altra via”.

Infine, ha esortato alla preghiera per il Papa: “Preghiamo per il nostro Papa. Perché è il dodicesimo anno che il nostro Papa è con noi”.

bottom of page