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Leone XIV:
il Papa dei ponti e dei sogni possibili

Sessanta giorni di pontificato hanno rivelato un Papa radicato in Cristo, aperto al futuro, vicino ai poveri e attento alla persona. Leone XIV indica una Chiesa sinodale, fraterna e coraggiosa, capace di camminare con l’umanità sulle strade della speranza

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di Riccardo Benotti

Sessanta giorni sono serviti per cominciare a capire chi è Papa Leone XIV. Un uomo radicato nella sua storia, con i piedi ben piantati a terra e lo sguardo rivolto in alto. Agostiniano nell’anima, missionario nel cuore, studioso e fratello. Uno che cammina accanto agli altri senza fare rumore, ma con parole che arrivano al cuore.

Al centro della sua visione c’è Cristo. Non come un’idea, ma come persona viva, cuore pulsante della fede. Fin dal primo affaccio dalla Loggia, l’8 maggio, Leone XIV ha indicato Gesù come il fondamento del suo pontificato. Nei suoi interventi torna sempre questa certezza: Cristo è la speranza che non delude, il senso profondo della vita, il volto dell’amore che salva. Per Leone XIV, ogni scelta pastorale, ogni parola pubblica e ogni gesto partono da qui: da un incontro personale con Cristo che trasforma il cuore e diventa stile di vita.

Dai suoi discorsi emerge poi un invito forte: la speranza. È una speranza che non è ingenua, ma nasce dalla risurrezione e diventa scelta quotidiana. Ha chiesto la fine delle guerre, ricordando che “la guerra non è mai inevitabile” e che la pace si costruisce con la giustizia. E fin dal giorno della sua elezione ci ha indicato quale sia la vera pace: “Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente”. Ai governanti e ai vescovi ha ripetuto che serve coraggio per iniziare cammini nuovi, lasciandosi alle spalle rancori e divisioni. Una pace costruita nel cuore, perché lì si sradicano orgoglio e rivendicazioni.

In questi primi mesi ha parlato anche di intelligenza artificiale, usando parole chiare e dirette: la tecnologia deve essere al servizio dell’uomo, perché “la vita personale vale molto più di un algoritmo”. Non è un Papa che teme il futuro, ma uno che lo guarda con realismo e responsabilità. Sa che l’intelligenza artificiale cambierà la società, il lavoro, la comunicazione, e per questo chiede di orientarla al bene comune, senza mai perdere di vista la dignità della persona e la fraternità tra i popoli. In questo richiama la visione di Leone XIII – di cui porta il nome – che con la Rerum novarum parlò al mondo industriale del suo tempo, difendendo i lavoratori e affermando la giustizia come pilastro della convivenza sociale. Oggi Leone XIV, davanti alla “nuova questione sociale” rappresentata dalle tecnologie emergenti, invita la Chiesa e l’umanità intera a un discernimento etico capace di rimettere al centro l’uomo, la sua libertà e la sua dignità.

“Ho dovuto rinunciare a molte cose, ma non rinuncio a essere Agostiniano”. Lo ha confidato al priore generale dell’Ordine, padre Alejandro Moral Antón. Una frase che dice tutto. Leone XIV non cancella la sua storia, la porta con sé anche da Papa. Lo ha dimostrato nella sua prima uscita a Genazzano, al santuario della Madre del Buon Consiglio. Si è inginocchiato davanti a Maria, in silenzio. Non c’erano cerimonie, solo preghiera. Un gesto semplice, vero, come lui.

Mons. Luis Marín de San Martín, suo confratello agostiniano, lo descrive come un uomo di Dio, di profonda preghiera, che vive il sacerdozio come servizio. Non accentra, ma ascolta. Non comanda, ma guida. È convinto che la Chiesa sia una famiglia dove tutti hanno un posto e una responsabilità. La sinodalità, per lui, non è uno slogan, ma uno stile di vita. Lo ha vissuto da religioso e da vescovo, ora lo vive da Papa.

La sua esperienza missionaria in Perù, il legame con la Chiesa latinoamericana e la profonda sintonia con Papa Francesco – che ha sentito vicino anche durante il Conclave – emergono come radici di un pontificato fatto di vicinanza e concretezza.

Nei suoi occhi lucidi al primo Angelus, nelle omelie profonde e dirette, negli abbracci ai confratelli agostiniani, si vede un uomo autentico, che non recita un ruolo ma vive una missione. Un Papa che costruisce ponti: tra laici e sacerdoti, tra Chiesa e mondo, tra generazioni, tra tradizione e futuro. Un Papa che rimette Cristo al centro, ricordandoci che senza di Lui ogni riforma è solo organizzazione, ogni parola è vuota, ogni carità è filantropia senza Vangelo.

Sa che non bastano i discorsi per cambiare il mondo, ma crede che tornare a Cristo, con semplicità e coraggio, sia l’unica strada. In questi primi due mesi, Leone XIV ha iniziato a tracciare un sentiero chiaro. Non un Papa che chiude stagioni, ma uno che apre orizzonti. Un uomo che sogna i sogni di Dio e ci invita a sognarli insieme.

Riccardo Benotti

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