Madonna del Carmine: una festa di fede, affidamento e gratitudine
La comunità ha celebrato con gioia la festa patronale della Madonna del Carmine. Messa solenne, consegna dello scapolare e processione hanno rinnovato la devozione alla Vergine e l’impegno a vivere nella fede sotto la sua protezione

di Massimo Bocci
Il 16 luglio, nella nostra parrocchia, abbiamo celebrato la festa patronale della Madonna del Carmine, ricorrenza in cui si ricorda l'apparizione della Vergine a san Simone Stock nel 1251. Durante quell’apparizione, san Simone Stock avrebbe ricevuto dalle mani della Madonna lo scapolare, divenuto così simbolo dell’Ordine carmelitano.
La Madonna del Carmine è una delle figure mariane più venerate nella tradizione cattolica, e la sua storia è strettamente legata all’Ordine dei Carmelitani, nato nel XII secolo sul Monte Carmelo. In quel tempo, un gruppo di eremiti in viaggio verso la Terra Santa, allora sconvolta dalle Crociate, si stabilì su quel monte per vivere in preghiera e contemplazione, ispirandosi al profeta Elia che, secondo la tradizione biblica, vi aveva dimorato.
La festa ricorre in pieno periodo estivo, ma presso la nostra parrocchia è sempre molto partecipata, anche da persone provenienti da altre zone di Roma.
Al termine della Messa, il parroco ha consegnato lo scapolare a tutti coloro che lo richiedevano. Si tratta di un piccolo pezzo di stoffa, spesso di colore marrone o nero, che, indossato a scopo devozionale, riflette una devozione interiore e un impegno a vivere secondo la fede cristiana sotto la protezione e l’affidamento alla Vergine.
Quest’anno, come da tradizione, dopo la Messa solenne celebrata sul sagrato alle ore 19, una processione ha percorso il perimetro esterno della parrocchia. La processione, simbolo di penitenza e devozione, è stata vissuta con partecipazione viva e intensa. Noi fedeli, attraverso canti e preghiere, abbiamo espresso il nostro ringraziamento per i grandi doni che ogni giorno riceviamo e la volontà di camminare nella fede, lasciandoci trasformare dallo Spirito Santo per diventare l’immagine splendente e meravigliosa che Dio ha di ognuno di noi.
Un’in-salata per il Corpus Domini
Nata quasi per caso, l’idea di realizzare un’infiorata ha coinvolto la comunità in un’esperienza creativa e condivisa. Sale colorato, simboli eucaristici, collaborazione e fantasia: così è nato un piccolo segno di fede che ha lasciato il segno

di Irene Grillo
Tutto è nato un po’ per caso, più come un’idea che come una proposta: “Sarebbe bello fare l’infiorata per il Corpus Domini”.
Un giorno alla volta, il progetto ha cominciato a delinearsi: si è cercato di razionalizzare l’operatività e si è proceduto per tentativi. Fattibilità, semplicità e collaborazione sono stati i parametri guida. Del resto, era una prima esperienza per tutti. La scelta del disegno, del materiale e della modalità di realizzazione è stata il frutto naturale del cammino condiviso.
Il disegno ha previsto l’ostia consacrata in primo piano, accompagnata dai simboli eucaristici del calice, del pane e dell’uva: l’essenziale. Per il materiale, abbiamo puntato su qualcosa di facilmente reperibile e docile da gestire sia nella colorazione che nella distribuzione: il sale si è rivelato un ottimo alleato. Così, l’infiorata è diventata… l’“in-salata”.
La curiosità per questo piccolo evento ha stimolato la disponibilità di molti: chi ha tagliato, chi ha cucito (sì, si è anche cucito!), chi ha colorato…
È stato sorprendente vedere come un progetto, da un lato un po’ azzardato e dall’altro arrangiato, non abbia incontrato ostacoli: come se fosse davvero gradito alla Persona a cui era dedicato.
Abbiamo anche sperimentato che ciò che sembravano errori erano in realtà inconsapevoli ispirazioni.
Dall’idea iniziale di un semplice disegno sul sagrato, è nato un percorso, una cornice, il posto giusto. Anche i colori sono stati il frutto di tentativi, ma anche di fortuna: la stesura del sale seguiva un’idea di base, ma realizzando l’opera abbiamo provato, smontato, corretto, cambiato idea… sempre insieme. Anche questa piccola esperienza ha dimostrato che insieme è più bello, e spesso viene anche meglio.
Non c’era tempo per una prova generale, così alle 7.00 del mattino, all’apertura dei cancelli, la squadra era pronta, e fino a poco prima della messa delle 10, abbiamo lavorato con gusto e intesa.
Contributi fondamentali: la chitarra del buon Massimo, che ha dato ritmo al lavoro e respiro al cuore; le tazzine di caffè offerte per tenere alta l’energia; gli sguardi incuriositi; e i granelli di sale colorati sparsi qua e là, a rinvigorire il divertimento.
Il meteo non sembrava dalla nostra: anche solo un po’ di pioggia avrebbe potuto sciogliere il sale e lasciare chiazze di colore su un cartoncino steso a terra.
E invece il cielo ha tenuto chiusi i rubinetti, e l’opera è rimasta intatta fino all’ultima messa (nonostante qualche piede maldestro). Ci siamo aperti a una novità, ci siamo dati l’opportunità di stare e lavorare insieme per qualcosa di mai sperimentato. Ciascuno ha contribuito con serenità, secondo le proprie possibilità e capacità. Ognuno ha messo in gioco qualcosa: un’idea, la precisione, la pazienza, il senso estetico, le ginocchia, il caffè, il canto…
È avanzato del materiale per affrontare un secondo evento… quindi, avanti con le idee!